Come esseri umani abbiamo un ruolo di co-creatori attivamente impegnati nel nostro essere nel mondo. Ciò che vediamo, conosciamo, costruiamo ci appartiene in quanto è solo dalla nostra prospettiva che può esistere la realtà così come la osserviamo.
La realtà non è un “oggetto” osservabile da prospettive neutre, perché ogni prospettiva è sempre assunta da una persona e da essa costruita attraverso ciò che è.
Nel parlare a noi stessi confermiamo o mettiamo in discussione ciò che pensiamo sia reale, ma è nella relazione con l’altro che nascono e si sviluppano i nostri pensieri e le nostre emozioni.
Nella relazione con gli altri incontriamo persone che vivono la nostra stessa realtà e altre che ce la descrivono in maniere diverse, a volte contrapposte alla nostra. Per conoscere e definire la realtà abbiamo proprio bisogno di poter confrontare prospettive diverse. E’ attraverso l’incontro con ciò che è altro da noi che conosciamo chi siamo, che sviluppiamo il nostro pensiero. L’uniformità non fornisce informazioni, la differenza di stimoli si. Senza relazione, che ci informa della realtà, non saremmo in grado di comprendere il mondo che ci circonda e non saremmo quelli che siamo.
Come esseri umani generiamo continuamente il mondo e poi lo reifichiamo, cioè lo rendiamo oggetto, dimenticando di esserne autori. La realtà reificata appare estranea alla nostra influenza. Il mondo interamente reificato si presenta come “contenitore” esterno, luogo nel quale camminare senza che i nostri passi possano scalfirlo.
Senza rendercene conto, costruiamo un mondo e poi lo percepiamo come estraneo e a volte come ostile. Il mondo al quale partecipiamo finisce con l’apparirci come dato oggettivo, contenitivo e rassicurante, anche quando non ci appaga.
E’ quando viviamo un conflitto che abbiamo la possibilità di aprirci a nuove prospettive e comprendere noi stessi. Nei momenti di crisi abbiamo la spinta necessaria a guardare il mondo che ci siamo costruiti, accorgerci di come abbiamo deciso di abitarlo e scegliere cosa cambiare.
Abbiamo sempre la possibilità di prendere in mano la nostra vita e viverla al meglio.
L’uomo è fatto delle sue credenze.
Come egli crede, così egli è.
Bhagavadgītā, 500 a.C.